Il consueto workshop annuale di presentazione dei risultati dell’attività di screening colorettale, svolta nell’ambito del programma Prevenzione Serena, ha permesso di tracciare un bilancio del suo primo decennale.
Il programma regionale di screening per il tumore del colon-retto, infatti, è stato avviato nel 2004, a Torino e Novara, e gradualmente esteso nel corso degli anni, arrivando a coprire l'intero territorio regionale alla fine del 2009.
Il protocollo di screening adottato dalla Regione Piemonte, particolarmente innovativo, prevede l’invito a tutta la popolazione residente a effettuare una sigmoidoscopia (FS) all’età di 58 anni; coloro che rifiutano possono optare per l’esecuzione di un test per la ricerca del sangue occulto fecale ogni due anni fino all’età di 69 anni. Le persone di età compresa tra 59 e 69 anni non invitate alla FS sono invitate con cadenza biennale a effettuare il test per la ricerca del sangue occulto fecale fino all’età di 69 anni.
La popolazione bersaglio riceve una lettera di invito contenente la proposta di un appuntamento prefissato, modificabile, per la FS, o le indicazioni per ritirare in farmacia il kit per la ricerca del sangue occulto fecale: nel programma, infatti, è coinvolta l’associazione dei titolari di farmacia, oltre naturalmente ai medici di medicina generale e a gruppi di volontariato a livello locale.
Questo approccio permette di offrire a tutta popolazione di età compresa tra 58 e 69 anni un test di documentata efficacia, fin dalla fase di avvio del programma in ciascun dipartimento, consentendo inoltre ai cittadini invitati allo screening di esercitare una scelta tra due modalità, in base alle proprie preferenze personali, ed è proprio questa possibilità di scelta a favorire il raggiungimento in Piemonte di livelli di partecipazione simili tra uomini e donne.
Il programma di screening ha consentito in questi anni di diagnosticare 1460 tumori: nel 70% dei casi si trattava di lesioni in stadio iniziale (stadi I e II), con una sopravvivenza a 5 anni variabile tra il 95 e l’85% e caratterizzate da un’elevata probabilità di guarigione, limitando il trattamento alla sola escissione endoscopica nel 13% dei casi.
Soprattutto, grazie all’asportazione endoscopica delle lesioni che possono dare origine a un tumore (gli adenomi del grosso intestino), l’attività del programma di sigmoidoscopia permetterà, su un arco di quindici anni dall’avvio del programma, di prevenire l’insorgenza di circa 1500 casi di cancro colorettale.
Questo trend determina un consistente risparmio sui costi del trattamento per questi tumori, stimabile, al netto dei costi di funzionamento del programma di screening, in più di quattro milioni di euro. Le 1500 persone che non si ammaleranno di tumore del colon eviteranno, inoltre, i disturbi e le sofferenze conseguenti alla terapia che sarebbe stata necessaria se il tumore si fosse manifestato.
Il livello di attività del programma non è ancora omogeneo sul territorio regionale: accanto ad aree in cui tutta la popolazione bersaglio accede da anni ai test di screening, ve ne sono altre in cui il volume di attività non è ancora sufficiente a garantire la copertura dell’intera popolazione.
Un primo obiettivo degli interventi di miglioramento del programma consisterà, infatti, nella riduzione delle disuguaglianze territoriali nell’accesso allo screening, per arrivare a estendere a tutti i cittadini i benefici raggiunti dove l’attività del programma si è consolidata.