Il Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte compie vent’anni, ma la nostra storia inizia molto prima, nel lontano 1981, anno in cui venne istituito, nell’allora Ente Convenzionato Università di Torino-USL 1-23, il Servizio di Epidemiologia dei Tumori, dotato di un direttore e un assistente.
Erano i primi anni dopo la riforma sanitaria, all’insegna della prevenzione, con la nascita del Servizio Sanitario Nazionale. L’Assessore Regionale alla Sanità, Sante Bajardi, e il Presidente del Comitato di Gestione della USL, Giulio Poli, avevano percepito le potenzialità dell’epidemiologia nella gestione della salute.
Prima di allora, a Torino, l’epidemiologia (dei tumori) si identificava con una “cattedra” universitaria assegnata anno per anno per incarico. La cattedra era piuttosto traballante, ma aveva attirato studenti e studentesse cresciuti nel clima di rinnovamento post 1968, contestatori e interessati a una visione della salute come problema sociale e in una dimensione di popolazione.
Originariamente, l’attenzione era concentrata sui fattori di rischio ambientali, anche a seguito del processo all’IPCA di Cirié (la prima epidemia di tumori professionali ad arrivare in un tribunale italiano). Ma grazie all’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ci venne anche data l’opportunità di contribuire a disegnare e condurre studi caso-controllo internazionali.
Per me fu un’occasione di imparare l’Abc dell’epidemiologia e per i “miei ragazzi” fu il trampolino per forme di apprendistato assai più robuste. Ma ben presto, anche per la pressione del “territorio”, come si diceva allora, divenne chiaro che se volevamo avere un ruolo nel panorama della salute pubblica piemontese avremmo dovuto ampliare i nostri orizzonti verso la prevenzione secondaria e l’epidemiologia clinica.
Fu proprio questa intuizione, insieme alla convinzione della correttezza della nostra metodologia, a portarci, nel 1995, all’idea del CPO Piemonte e a una prospettiva di grande espansione.
Oggi, la dimensione dello staff del CPO è di un ordine di grandezza notevolmente superiore a quello che io lasciai quando andai in pensione, alla fine del precedente millennio.
La sua forza dipende attualmente da un consolidato assetto multidisciplinare, dalla capacità dei diversi “filoni” di integrarsi reciprocamente, dal rigore metodologico e dal suo inserimento nei canali della ricerca internazionale, oltre che dalla sua capacità di essere presente nella sanità e nella società piemontese.
Benedetto Terracinihttp://www.cpo.it/it/articles/show/giugno-2015-il-cpo-piemonte-compie-ventanni/