In Italia resta pericolosamente elevato il livello di inquinamento atmosferico. Lo rivela il primo report sulla qualità dell'aria presentato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (SNPA).

SNPA, attivo dal 2016, ricomprende tutte le ARPA, le Agenzie regionali dedicate al tema, le APPA, le Agenzie provinciali delle regioni a statuto autonomo e l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, operando sia sul versante degli interventi a difesa del prezioso bene pubblico sia nell’ambito dello studio dei dati e delle tendenze che regolano l’ambiente in Italia.

Tra i dati che destano maggiore preoccupazione vi è il costante superamento del valore limite del PM10, il materiale particolato con una dimensione inferiore a 10 micrometri, il principale fattore inquinante delle grandi aree urbane. Nonostante una riduzione complessiva di circa il 20% nel decennio 2010-2019, nel solo 2019 il valore imposto dall’Unione Europea è stato superato il 22% delle volte in almeno 111 stazioni di rilevamento. L’89% di questi superamenti è avvenuto nel bacino Padano. Oltre al danno ambientale il superamento determina un danno economico: l’Italia, infatti, è stata sovente condannata dalla Corte di Giustizia Europea a pagare multe di grandi dimensioni.

Un secondo elemento negativo è il progressivo superamento del limite di concentrazione dell’NO2, il biossido di azoto. Un dato che ha conseguenze nefaste rispetto all’ozono. Nel report viene rilevato che l’obiettivo a lungo termine è stato mancato in 296 stazioni di rilevamento su 322 totali.

Infine, un interessante spunto di riflessione emerge dallo scenario ipotetico in cui in Italia si verificassero per almeno dodici mesi consecutivi le condizioni determinate durante il lockdown di marzo-aprile 2020. Clamorosi i dati del report: avremmo il 35% in meno di NO2 e il 10% in meno di PM10.

 

Consulta il report "La qualità dell'aria in Italia. Edizione 2020"